JB ha 41 anni e proviene dall'est della Thailandia, da una famiglia di coltivatori di riso; in altri termini, da una categoria priva di possibilità, che da secoli vive alla giornata, non pianifica, non accumula, non progredisce.
Ma JB sa di essere fortunato, perché il destino gli ha donato la capacità di studiare, e i suoi genitori se ne sono accorti, al punto di vendere parte della propria terra perché potesse continuare. Sacrificio vitale e rischioso, eppure insufficiente: prima di terminare gli studi, JB ha dovuto tornare a lavorare a tempo pieno per accumulare sufficiente denaro da arrivare in fondo.
"Eravamo in quarantasette", dice ricordando i tempi dell'università, "abbiamo finito solo in tre".
Difficile per me dire se lo stia affermando con orgoglio o compiaciuto, essendo la sua mimica simile ma non identica a quella mediterranea, comunque JB può essere assai fiero di se stesso: ha provato vari lavori, guadagnando sempre bene -per gli standard del suo paese-, ha ottimi rapporti con genti di altre nazionalità, sa di essere onesto come molti del suo popolo. E non ha mancato di ricambiare la famiglia: ha comprato la costruzione di quattro grandi vasche nelle quali i suoi fratelli allevano le carpe, un bene assai prezioso rispetto al riso che li sosteneva prima. Ora mantiene agli studi un suo nipote, oltre alla propria prole: "qualcuno ha mantenuto me, adesso tocca a me mantenere qualcuno".
JB è fortunato: è laureato in Thailandia, cosa da pochi per la sua età.
Non solo: dopo un lavoro come contabile nelle fabbriche si è dedicato ad altro, a fare la guida per i turisti, perché l'ufficio non fa per lui. Non contento, ha girato il mondo con una nave statunitense: "sono stato anche in New Jersey" afferma contento.
E che guida! Grazie al suoi trascorsi tra molti mestieri, ci illumina sulla vita dei suoi connazionali, sulla politica del suo paese, sugli stipendi mensili degli operai (13.000 baht a Bangkok, 7000 a Chiang Rai -circa 175 euro) e sulla vita di tutte le classi sociali.
Ci racconta come nel Triangolo d'Oro viva un losco re dei trafficanti che gli USA vogliono dal governo Thai: ci sono dieci milioni di dollari di taglia sulla sua testa, ma i tailandesi hanno risposto picche: "Avete le basi, mandate il vostro esercito". Gli americani non sono mai venuti, a parte quelli che proteggono il trafficante e che trattano con i suoi. Nessuno vuole davvero andare in mezzo alla giungla a rievocare i tempi nefasti del Vietnam; inoltre, anche i signori dell'Est sanno che gli USA si muovono solo se c'è da guadagnare.
Il famigerato Triangolo d'Oro. Qui la determinazione del confine è incerta;
i motoscafi velocissimi dei contrabbandieri di droga volano sull'acqua e sono imprendibili.
Il Nord della Thailandia non è propriamente un luogo per turisti, e forse proprio per questo è assai bello. Gli occhi di JB sono troppo scuri per specchiare le verdi valli delle sue origini, ma ne conosce bene le durezze e le rare gioie, e ci racconta di come per comprare semplici medicine, i coltivatori si devono indebitare, spesso con gli strozzini, e non è detto che ne escano.
Eppure, la Thailandia in generale è fortunata, come JB. Non esiste disoccupazione, il turismo è alle stelle, la gente tranquilla. E, soprattutto, basta guardare ancora più a nord per capire. Laos, Cambogia, Vietnam, il sud della Cina: la Thailandia è circondata da terre disperate, perennemente devastate da guerre civili e regimi repressivi, povere, dimenticate. Dalle foreste giungono tribù di persone che vivono come mille anni fa, anche dalla Cina e dal Tibet, oppure esuli in fuga.
I bambini dei villaggi corrono incontro ai turisti per ricevere biscottini e dolci; le guide lo sanno e anche JB ci ha fatto comprare il necessario. Ma la sua saggezza non manca mai: "Attenti, molti bambini nascondono i biscotti per chiederne altri: ricordate a chi ne avete già dati".
"Saggezza". Probabilmente è la merce più preziosa che JB ha da vendere.
E saggia sembra essere la Thailandia, sebbene alcuni suoi luoghi remoti nascondano brutte pieghe. Nel Nord, il bellissimo Nord, la giungla ospita fabbriche-fortezza nelle quali si entra da bambini, in genere venduti da genitori allo stremo, e si esce quando si ha lavorato abbastanza da "pagare" la propria libertà. Non sono molte, dice la guida, e tutte sono al Nord, perché nel resto della Thailandia la lotta contro il lavoro minorile è serrata.