Ecco a voi una testimonianza (presunta diretta) ricevuta via e-mail, dopo vari passaggi, da una partecipante alle manifestazioni tenutesi a Genova. La riporto senza commenti e cesure.
Non stupitevi se le forze dell'ordine picchiano soprattutto gli indifesi... pochi mesi al servizio militare hanno chiarito per sempre in me il livello medio di coraggio dei loro membri...
In ogni caso, sebbene la fonte non sia al momento nota, l'insieme dei video e delle fotografie che stanno uscendo in questi giorni rendono la ricostruzione dei fatti come riportati decisamente attendibile.
From: (...)
Arrivo giovedì sera, ospite in casa di amici che abitano lì.
Alcuni erano già a genova da un paio di giorni, avevano seguito i
dibattiti alla cittadella del genoa Social Forum, avevano lavorato come
volontari all'info point, facendo i traduttori al media center, per dare
informazioni a chi arrivava da ogni parte, indirizzarli nei campeggi,
nei dormitori. Dare le mappe con i percorsi delle manifestazioni, le
zone con i presidi e le associazioni che le organizzavano.
Alcuni dei miei amici avevano partecipato alla manifestazione dei
migranti, di giovedì pomeriggio. erano commossi e contenti. Musiche,
colori, suoni. I genovesi invitati ad esporre le mutande alla finestra,
qualcuno (anziani, giovani, tutti) lo faceva. Risate, corteo
emozionante.
Io avevo programmi più rilassati: venerdì un giro alla cittadella e poi
mare, sabato manifestazione e domenica ancora mare.
Ma venerdì mattina il sole non c'è. Gli amici che stavano partecipando
attivamnete ai lavori del GSF mi seducono: andrò anch'io al presidio di
ATTAC e ARCI, quello in piazza Dante.
Per arrivarci passiamo da brignole. Schieramento di forze dell'ordine in
assetto da sommossa. Aria immobile, silenzio. Solo il rumore degli
elicotteri che continueranno per tre giorni a volarci sulla testa.
Tagliamo corso Torino proprio mentre i black bloc (aspetto altamente
mediatico, da esercito medievale: tamburi, caschi neri, scudi neri)
avanzano in gruppo e iniziano a sfasciare alcune vetrine. E' strano: non
abbiamo subito la percezione di ciò che sta accadendo: sbuchiamo nel
viale da una via laterale: davanti a noi il corteo dei COBAS (gente
normale con striscioni e bandiere che cammina). Poi uno spazio vuoto di
circa 150 metri in cui si trovano appunto i "neri" che sfasciano. Dietro
di loro, fermi, i carabinieri. (Meno di mezz'ora dopo sarebbe stato
l'inferno: la polizia ha caricato, ma i black hanno avuto il tempo di
dileguarsi, mischiarsi alla folla che non c'entra niente. me lo
raccontano tre dei cobas alla sera, in paizza kennedy. hanno la maglia
rossa e la bandiera multicolore con la scritta PACE legata in
vita.Tremano, piangono, sono impotenti e furiosi. si sono presi botte
dagli uni e dagli altri. Mi dicono che la polizia stava a guardare
mentre i black sfasciavano tutto e poi si gettavano nella folla ignara
talvolta colpendo anche i manifestanti. alla loro richiesta di aiuto la
polizia NON interveniva).
Noi realizziamo il pericolo quando siamo nel mezzo della strada.
cerchiamo di stare uniti (siamo una decina) e attraversiamo velocemente
allontanandoci.
raggiungiamo il nostro corteo che tranquillamente arriva al limite della
zona rossa in piazza Dante. Lì stiamo alcune ore: c'è chi batte le mani
contro le barriere metalliche e grida "genova libera". A mani nude.
Talvolta qualcuno lancia una bottiglia di plastica dall'altra parte.
Gli altri (la stragrande maggiormanza), è seduta nella piazza.,
chiacchiera con gli amici, si incontrano le eprsone. La banda degli
ottoni ci fa ballare un poco, c'è uno spettacolo teatrale.
Decidiamo che siamo stanchi, vorremmo tornare giù. Ma il servizio
d'ordine dice di non muoversi assolutamente, specie in piccoli gruppi.
Fuori di lì è l'inferno.
Torniamo in piazza Kennedy molto più tardi, verso le sei e mezza -
sette.
Tutto è andato bene, tranne che lo schieramento di camionette dei
carabinieri che sostava dall'altra parte della barriera decide di
superarla e uscire verso i manifestanti proprio mentre il corteo,
riformato per andarsene, stava muovendosi fuori dalla piazza. Sparano
alcuni lacrimogeni. Fuggi fuggi generale, ma niente di grave.
Nasce il nostro primo dubbio: perchè? perchè spara i lacrimogeni su
gente incolonnata in corteo che se ne sta andando?
Torniamo in piazza Kennedy. E' lì che capisco cosa è successo altrove.
C'è gente ferita, gente che piange, gente superincazzata. La tensione è
altissima. Ci sono capannelli ovunque, capigruppo che parlano, qualcuno
incita alla reazione, altri semplicemente riflettono e discutono
l'accaduto.
Ci sono frati e suore. Ci sono giovani dei centri sociali. Ci sono i
rappresentanti delle ONG, delle associazioni locali. La gente che lavora
nelle città, che promuove il commercio equo e solidale, che fa
controinformazione nei centri sociali. C'è anche chi ha la testa calda,
che magari è lì e non sa bene perchè. Ma vi assicuro che sono pochi,
molto pochi. C'è chi parla inglese, francese, spagnolo, tedesco. Chi
prega e digiuna, chi si beve una birra, stravolto.
Sentiamo i racconti agghiaccianti degli scontri da conoscenti,
testimoni, amici capitati per caso altrove. C'è chi girava in piccoli
gruppi per raggiungere altri punti di ritrovo ed è stato fermato da una
camionetta dei carabinieri, picchiato e abbandonato sulla strada SENZA
ALCUNA RAGIONE.
L'elicottero gira sulle nostre teste, molto vicino.
Parla Agnoletto alla folla disorientata, spaventata, incazzata. Parla
Casarini, parla Bertinotti, parlano tutti i rappresentanti delle
associazioni del GSF. A tratti non si riesce a capire nulla perchè il
rumore dell'elicottero è troppo assordante. L'odio serpeggia. Basterebbe
un niente per far scattare mille persone contro la polizia, dare il
colpo di grazia al massacro. Invece no. TUTTI (comprese le tute
bianche), cercano di tenere la piazza, smorzano i toni, invitano alla
calma, alla fermezza e alla risposta civile e democratica della non
violenza: il corteo del giorno dopo.
Arriva la conferma del morto, arrivano le notizie di altri gruppi (la
rete di Lilliput, in particolare), assediati dalla polizia ancora in
altri punti della città. Sono bloccati in mezzo ai lacrimogeni. Non
possono raggiungerci alla cittadella.
Qualcuno grida "corteo!! Andiamo a raggiungere i compagni bloccati e
scontriamoci con la polizia!!"). Invece no. Ancora una volta i
responsabili decidono di far partire una delegazione di avvocati del GSF
a trattare il ritiro delle forze dell'ordine per fare rientrare questi
poveracci, terrorozzati, picchiati, intossicati dai fumogeni.
A noi è chiesto di non spostarci di lì. Da più parti giungono
testimonianze di gruppi usciti dalla piazza (per tornare ai campeggi,
per andare a casa, a mangiare, a fare la pipì), fermati e arrestati o
manganellati.
Siamo assediati, amareggiati, preoccupati. Ci chiediamo se è il caso di
fermarci lì tutta la notte.
Rientriamo a casa senza incidenti verso le nove. per la strada
cassonetti e auto bruciate, vetrine sfondate. Genova è deserta.
Al corteo di sabato bisogna esserci.
Si dice che iL GSF abbia chiamato rinforzi dal resto d'Italia,
volontari dei sindacati, delle orgnaizzazioni che vengano ad ingrandire
le fila del servizio d'ordine. Viene chiesto di stare compatti, di
cercare di non spezzare il corteo per non eprmettere ai black bloc di
infilarsi e alla polizia di caricare le persone che restano isolate.
Il corteo di sabato è grandioso. Duecentomila persone giunte con pullman
e treni speciali, qualcuno in bici. Noi decidiamo di infilarci con i
gruppi più istituzionali e quindi più organizzati in caso di allarme,
più tranquilli, anche. Siamo tra i sciuri e le sciure dei sindacati, di
rifondazione. Siamo su Corso Italia, sul lungomare.
In prossimità di piazza kennedy il corteo viene spezzato dalla Polizia
che interviene in seguito alla solita incursione dei black bloc. MA LORO
A QUEL PUNTO SONO GIA' SPARPAGLIATI NELLA FOLLA.
la polizia avanza verso la folla, chiusa tra le case e il mare. Sono a
50 metri davanti a me quando chi è davanti inizia a correrci incontro.
panico. Io con altri riesco ad arrampicarmi su una stradina e una scala
laterale, altri di noi non ce la fanno, arretrano fino a che la Polizia
non è a due metri dal corteo intrappolato e ammassato. Non si va più da
nessuna parte. dall'alto si può vedere tutto. Chi è rimasto lì ci ha
raccontato cose folli. La Polizia spara i lacrimogeni ad altezza d'uomo
sulla folla. Picchia chi è ai margini. La gente è schiacciata, non ha
vie di fuga, il gas irritante brucia tutto, pelle gola occhi. Dura circa
mezz'ora (dal racconto di chi era lì). Tutti sono sconvolti. Ci sono
ragazzi, signori, gente tranquillissima.
Noi dopo essere sfuggiti da un'altra carica (avvenuta più o meno con la
stessa dinamica di quanto ho appena descritto), raggiungiamo la coda di
un altro tronco di corteo, che sta arrivano in piazza Ferraris, dove in
teoria doveva confluire e concludersi, dove cè il palco. la strada è
gremita di gente che cerca di andare avanti. la piazza diventa il
"tappo" del corteo, che da dietro sta subendo la carica della polizia
senza riucire ad avanzare.
I genovesi (che hanno tutta la mia stima e il rispetto per la
solidarietà mostrata) lanciano acqua dalle finestre per rinfrescare i
manifestanti, per dissipare un pò il fumo dei lacrimogeni. Il servizio
d'ordine cerca come può di tenere il corteo (non correte, state calmi,
avanzate piano ma senza fermarvi, cerchiamo di andare avanti). Grande
prova di civiltà da parte delle persone.
Dal palco si rendono conto che la situazione è criticissima, cercano di
convogliare il flusso che continua ad arrivare su marassi, per
rimuovere il "tappo".
A quel punto noi, esausti decidiamo di deviare verso casa.
Ma abbiamo i telefonini. Un'amica ci chiama da marassi, dove si trovano
i pulman di raccolta per i rientri. Lei è lì, in mezzo a mamme, signori
coi panini e l'acqua, seduti sui pulman in attesa della partenza.
I lacrimogeni non risparmiano neanche loro. pare che alcuni di questi
black bloc fossero poco lontano,a d un centinaio di metri, sul ponte
della ferrovia. allora la polizia pensa bene di intossicare e mandare in
panico migliaia di persone sui pullman, pronte a partire.
Uno dei nostri prende la moto e cerca di raggiungere marassi, per
recuperare l'amica bloccata là. siamo tutti miracolosamente sani e
salvi.
Il sabato finisce, ceniamo in trattoria, ignari di ciò che stava
accadendo nel MediaCenter del GSF. Forse l'atto più grave e
agghiacciante di tutto quello che è accaduto nei due giorni precedenti.
E' un gesto politico di gravità enorme.
Io sono stata all'interno della scuola Diaz, il giorno dopo, dopo
l'incursione notturna della polizia: sono sconvolta.
Ho due conoscenti che avevano lavorato come volontari lì, uno al
centralino dell'assitenza legale e un'altra come traduttrice. lei aveva
pure dormito là, nei giorni precedenti.
Ovunque pozze di sangue, sui muri, sul pavimento, sui caloriferi.
Armadi sfasciati, per terra migliaia di piccoli oggetti personali (rasoi
da barba, bustine di assorbenti, aspirina, un cellulare). Tutte le cose
che si infilano nello zaino quando si bivacca.
Certo, hanno trovato armi improprie e droga.
Non ne dubito: la scuola era un cantiere aperto. UN CANTIERE APERTO.
Impalcature, assi di legno e tubi Innocenti ovunque. Martelli, bottiglie
di plastica tagliate a metà e riempite di chiodi. Tutto il materiale che
si trova normalmente in un cantiere edile.
Non ho nemmeno dubbi che quando la polizia è entrata abbia trovato
gruppi che si facevano una canna e bevevano della birra, stesi nei sacchi a
pelo a chiacchierare.
Ne hanno portati fuori una sessantina, metà di questi in barella,
massacrati di botte, picchiati a sangue contro i muri. Chi dormiva, chi
chiacchierava, chi si faceva una canna.
me la posso immaginare la scena.
Di fronte, dove stava la sede uffciale del genova Social Forum (uffici
stampa, uffici avvocati e
sanitari), erano tutti a terra, con le mani alzate, a prendere calci
dalla polizia che NON ha mostrato alcun mandato (avvalendosi delle leggi
speciali sul terrorismo), li ha fatti sdraiare tutti insultandoli e
minacciandoli. IMPEDENDO non solo ai giornalisti (picchiati anche loro)
ma anche ai MEDICI di andare nell'altro edificio da dove giungevano urla
disumane. Il ragazzo dell'assitenza legale (amico di un mio amico a
genova con me), é stato per tre giorni all'interno di quell'edificio, a
rispondere al telefono.
La domenica mattina, sentite le notizie della notte, abbiamo telefonato
a casa di sua madre, per sentire se era tutto OK. La signora ha risposto
in modo laconico: stiamo tutti bene, ieri sera abbiamo fatto la pasta al
sugo, ecc. NON POTEVA PARLARE, aveva PAURA.
Due di noi sono andati a casa sua. Lui era lì, ancora scioccato.
Lo avevano appena rilasciato.
Ha raccontato che la polizia (o i carabinieri, non lo so), sono entrati
nella stanza dove stava lavorando con un'altro all'interno del Media
Center del GSF. Li hanno sbattuti contro il muro terrorozzandoli e
insultandoli.
All'altro ragazzo è stato dato un calcio nel ginocchio. E' caduto e poi
costretto a rialzarsi. Sono stati presi a calci in pancia.
Poi sono entrati alcuni giornalisti, e i poliziotti hanno smesso.
Sono stati portati in questura e rilasciati la mattina successiva.
Le forze dell'ordine hanno letteralmente disfato tutti i comuter
dell'ufficio
dell'assistenza legale, esportando tutte le schede madri, i dischi
rigidi.
Hanno portato via tutti i documenti, gli elenchi delle persone
scomparse,
fermate, ferite ecc.
hanno portato via tutta la documentazione fotografica e le testimonianze
delle persone che denunciavano le violenze gratuite subite nei due
giorni di corteo.
Questo è quanto io ho visto e vissuto e quanto mi è stato raccontato da
testimonanze dirette e dai responsabili del GSF che conoscevo ed erano
lì quando è successo.
Questo è l'atto più grave di tutti, perchè è un segnale politico
altamente inquietante.
se i giornali (dal secolo XIX di genova, al Corriere, al Manifesto)
hanno dato, secondo me, una corretta informazione, la televisione ha
dato un'immagine completamente strumentalizzata e distorta su ciò che è
accaduto. Per questo è importante che chi c'era racconti cosa ha visto.
Stasera c'è un concentramento in Piazza Duomo, alle 21.00.
venite in tanti, venite tutti. Penso che quanto sia accaduto,
indipendentemente dalla condivisione o meno deigli obiettivi del Genoa
Social Forum, debba essere oggetto di profonda riflessione sul rispetto
delle libertà di dissenso non violento e dei diritti umani degli
individui, che uno stato democratico deve garantire, sempre.
Vabbeh. Ora i link per tornare al sito di Ubi.